La Sacra Scrittura di domenica 23 marzo

Il commento di don Michele Mosa. “No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”

Di Don Michele Mosa

Conversione. Per questo è venuto: per invitare alla conversione. Per aiutarci a scoprire il Vangelo. “Se non vi convertirete, perirete tutti”. “Non è una minaccia – commenta Ermes Ronchi – non è una pistola puntata alla tempia dell’umanità. È un lamento, una supplica: convertitevi, invertite la direzione di marcia: nella politica amorale, nell’economia che uccide, nell’ecologia irrisa, nella finanza padrona, nel porre fiducia nelle armi, nell’alzare muri. Cambiate mentalità”. Ma la conversione non è il fine della vita (speriamo non sia la fine), è solo una tappa; il fine della vita è la felicità. La conversione è il fondamento, la base su cui costruire; la conversione è Giovanni Battista. Poi viene il Messia. Poi c’è l’incontro con il Padre dei cieli. Conversione chiama cammino: dalla morte – la strage compiuta da Pilato o il crollo della torre – alla vita: il contadino che si prende cura del fico. Tutto però è in vista del frutto. Quaresima dunque non è penitenza fine a se stessa, è cammino verso il Vangelo. “Convertitevi e credete al Vangelo”: questo è l’invito del Mercoledì delle Ceneri. Vangelo, cioè buona notizia: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”, per dirlo con le parole del Libro dell’Esodo. Questo è lavorare con la zappa. Questo è concimare. Questo è saper aspettare. Questo è accompagnare. Essere con non giudicare. O sradicare. Questo è – ed è davvero impegnativo – discernimento. Imparare a leggere la realtà con gli occhi di Dio, la vita con la sapienza del Padre. È lasciarsi guidare dallo Spirito. Per me allora l’invito alla conversione diventa invito a scoprire i semi del Verbo presenti nella storia, anzi nella cronaca. Conoscere il male senza però lasciarsi vincere da esso.