di Mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia)
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La festa di San Siro, patrono della città e della Diocesi di Pavia, cade alla vigilia di uno speciale anno agostiniano: nel 2023 celebriamo il 1300° anniversario della traslazione del corpo di Sant’Agostino, dalla Sardegna a Pavia, realizzata dal re longobardo Liutprando intorno all’anno 723. È un anniversario che può rappresentare una bella opportunità per la nostra città di Pavia e che vedrà numerose iniziative di carattere religioso, culturale e storico. Come ogni anniversario, può essere vissuto in modo formale o diventare occasione di riscoprire la figura di Agostino e di sentire che custodiamo un tesoro di cui spesso siamo ignari e inconsapevoli. Nella tradizione di Pavia è più avvertito il legame con San Siro, primo Vescovo, nel IV secolo, ai tempi di Sant’Ambrogio, che battezzò lo stesso Agostino la notte di Pasqua del 24 aprile 386/387, ed è vero che nella coscienza diffusa del popolo pavese, la presenza di Sant’Agostino è rimasta più sullo sfondo. Eppure, abbiamo tutto da guadagnare a valorizzare di più la presenza di Agostino e a mettere vicino, l’uno all’altro, questi due pastori, che possono indicare alcuni valori preziosi, non solo per la vita dei credenti, ma per tutta la nostra città. Certo, mentre di Agostino conosciamo i passaggi della vita e possediamo molte opere da lui composte, di San Siro, sul piano storico, sappiamo ben poco e non abbiamo nessuno scritto. San Siro vive soprattutto della tradizione che lo circonda e rappresenta almeno due tratti fondamentali del volto di Pavia: è il Vescovo evangelizzatore e ci rimanda al Vangelo e all’annuncio della fede cristiana, come ragion d’essere di ogni comunità ecclesiale. Inoltre, nell’immagine popolare, San Siro è associato al segno del pane, essendo identificato dalla leggenda con il ragazzo che ha portato a Gesù i cinque pani e i due pesci per sfamare la folla sul lago di Galilea. Ora il pane, moltiplicato e condiviso, diventa un segno della carità che si prende cura dei bisogni degli uomini, sapendo mettere a frutto le risorse di ognuno, perché nessuno abbia fame.
Ritrovare la passione per il Vangelo
Così, onorare la figura di San Siro, per i credenti di questa Chiesa di Pavia, significa ritrovare sempre di nuovo la passione per il Vangelo e per la sua testimonianza, e insieme sentirsi spinti a vivere una carità operosa che provi a farsi carico delle necessità e delle fragilità che segnano la vita di persone e famiglie, anche oggi. Ma questo primato della carità concreta e fattiva, espressa nel segno del “pane di San Siro” offerto nel giorno della festa in Duomo, con l’intenzione di sostenere qualche opera di condivisione, è un valore che parla al cuore di tutti, ha una sua verità anche “laica” e diventa uno stimolo per chi ha compiti amministrativi, per chi opera nel campo sociale, nell’attività imprenditoriale, nei vari settori dei servizi e del lavoro, a promuovere una cultura della carità e dell’accoglienza, a combattere forme sempre possibili di individualismo, di chiusura e di sospetto verso gli stranieri, di emarginazione di uomini e donne che diventano persone “invisibili”. Semplificando potremmo dire che l’eredità di san Siro resta qualcosa di vivo nella ricchezza delle forme di volontariato, attive a Pavia e nel suo territorio, nella capacità, da parte degli enti pubblici, di sostenere e valorizzare tutto ciò che di bello e di generativo nasce dalla libera iniziativa della società nelle sue articolazioni (famiglie, parrocchie e oratori, libere associazioni e realizzazioni nel campo dei servizi sanitari e socio-sanitari, dell’educazione e della formazione, del sostegno a soggetti fragili).
Simbolo di una Chiesa e di una città
In realtà, anche Sant’Agostino può essere assunto come simbolo di una Chiesa e di una città che cercano di vivere il primato della carità: egli è un cantore dell’amore di Dio diffuso nei cuori che è lo stesso Spirito Santo, e nei suoi scritti e nella sua attività di pastore ha sempre dato grande rilievo alla carità vissuta come dedizione e amore ai poveri. Tuttavia, per la genialità della sua riflessione filosofica e teologica e per la sua appassionata ricerca della verità, Agostino rappresenta, in modo vivo, il valore della cultura e del pensiero, nei tentativi faticosi e inquieti di rispondere alle domande radicali dell’esistenza, il bene prezioso della ricerca e dell’indagine che si apre al mistero, e allo stesso tempo è un maestro del rapporto originario tra la ragione, che cerca l’intelligenza delle cose, e la fede, che accoglie la luce della Parola di Dio. Pavia incarna tutto ciò nella sua storia, nella nascita e nello sviluppo della sua università che ha in Sant’Agostino uno dei patroni, e nella figura di credenti che hanno cercato di realizzare un dialogo positivo e critico con il pensiero moderno e contemporaneo, ispirato a una visione laica della vita. In questo modo, guardare a Sant’Agostino è una provocazione per la nostra Chiesa, perché viva, in forme nuove, il rapporto fecondo con il mondo della cultura e del pensiero, così articolato nella nostra città e rappresentato da istituzioni di alto studio e di ricerca, e allo stesso tempo è un invito al mondo della cultura laica, nelle sue varie espressioni, a ricercare un confronto con la fede cristiana, soprattutto su temi decisivi in cui è in gioco il volto presente e futuro dell’esperienza umana. Siro e Agostino: due testimoni differenti che chiedono alla nostra Chiesa e alla nostra città di respirare con i polmoni di una carità che mette al centro gli “ultimi” e di una fede che accetta positivamente d’entrare in dialogo con ogni persona, che coltiva la passione e il rigore del pensiero e della ricerca. Per costruire insieme una città sempre più a misura d’uomo.