“L’efficienza della giustizia non si raggiunge certamente con la minaccia di punizioni. L’attuale riforma è piena di ipotesi di provvedimenti disciplinari”. A sottolinearlo è stato il giudice Vincenzo Giordano, segretario della sottosezione di di Pavia di Anm (Associazione nazionale magistrati), durante un’assemblea svoltasi oggi, lunedì 16 maggio, in Tribunale in occasione dello sciopero odierno della magistratura contro la riforma Cartabia.
“L’adesione nel nostro palazzo di giustizia è stata in linea con quella registrata nel distretto giudiziario di Milano”, ha sottolineato Giordano che aveva al suo fianco il sostituto procuratore Camilla Repetto, presidente di Anm Pavia (entrambi nella foto, ndr). “Il nostro – ha sottolineato Giordano – non è uno sciopero contro un ministro o contro la politica. Noi oggi chiediamo un modello virtuoso di giustizia, che garantisca l’indipendenza dei magistrati e la circolazione dei saperi. Un modello che si riscontra in buona parte nella nostra realtà pavese, dove i tempi delle sentenze sono in linea con il resto d’Europa”. Per il segretario pavese di Anm “i pubblici ministeri devono essere all’interno della giurisdizione, non si può pensare ad una logica impiegatizia per le loro mansioni”,
Per l’avvocato Daniele Cei, presidente della Camera di Penale di Pavia, “non servono pagelle per i magistrati, ma è necessario introdurre un criterio oggettivo per una selezione di merito. Quando entriamo in un’aula di tribunale vogliamo avere di fronte un ‘giudice forte’, che sia tale nei confronti degli avvocati come del pubblico ministero”.
“Una riforma della giustizia va orchestrata meglio – ha affermato Massimo Bernuzzi, presidente dell’Ordine degli avvocati di Pavia -. Questa volta è mancato un confronto equilibrato prima dell’intervento legislativo”.
Nel corso dell’assemblea non sono mancate anche voci contrarie allo sciopero: “Non ho aderito perchè non giustifico i toni allarmistici contro la riforma – ha spiegato il gip Pietro Balduzzi -. Personalmente condivido alcune ipotesi di provvedimenti disciplinari previste contro magistrati che non rispettino certe procedure, come ad esempio il non mettersi a disposizione per smaltire il lavoro di un collega che è a casa per malattia o oltre ragioni”.