Ha legato il suo nome al Collegio Ghislieri di Pavia, di cui è stato alunno, e anche al fatto di aver difeso strenuamente i suoi ideali di giustizia sociale e politica, pagando con la vita la sua coerenza. Ferruccio Ghinaglia, classe 1899, di origini cremonesi, studente di Medicina a Pavia, fu ucciso da una squadra fascista il 21 aprile 1921 in Borgo Ticino, vicino al Ponte Coperto, nel piazzale oggi a lui dedicato. L’anno scorso, nel centenario di quel delitto rimasto impunito (i quattro colpevoli, giovani come lui, furono assolti nel processo per aver agito per “legittima difesa”), un convegno online (era ancora un periodo di zona rossa per la pandemia) lo ha ricordato. Lo scorso giovedì 21 aprile il Collegio Ghislieri ha celebrato la memoria di un suo alunno illustre e coraggioso, scoprendo una lapide all’ingresso dell’Aula Goldoniana. “Un doveroso atto di memoria verso una figura emblematica del nostro Collegio”, hanno sottolineato Alessandro Maranesi, attuale rettore del Ghislieri, e il suo predecessore Andrea Belvedere. “Ghinaglia capeggiava l’ala più energica e radicale della Federazione socialista pavese, che, insieme ad altri personaggi della sinistra italiana, nel congresso di Livorno del gennaio 1921 avrebbe poi portato alla scissione con la nascita del Partito comunista – ha sottolineato la professoressa Elisa Signori, docente dell’Università di Pavia – . E’ stato un giovane che ha dovuto salutare prematuramente la vita, senza poter completare il suo percorso umano e politico”.
(Nella foto Alessandro Maranesi, rettore del Collegio Ghislieri di Pavia, dopo lo scoprimento della lapide dedicata a Ferruccio Ghinaglia)