La Sacra Scrittura di domenica 3 aprile

Il commento di don Michele Mosa. «Anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù»

Camminare: il verbo dell’uomo. Anzi, il verbo che dice l’essenza dell’uomo. Tutti camminano. E quando non cammini più ti senti meno uomo. Cammini per le strade del mondo. Scalando monti e solcando mari. E cammini anche stando fermo: viaggio che non impolvera i piedi ma l’anima. Penso ad Abramo e al suo viaggio: lasciare le proprie origini è più che andarsene di casa. Penso al figlio minore: prima di mettersi per strada c’è il viaggio dentro se stesso. Penso ad Agostino e alla sua ricerca che lo porta a viaggiare dalla sua Tagaste a Roma a Milano per poi tornare nella sua terra: il viaggio più difficile però così lo racconta nel Libro VII delle “Confessioni”: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace». In tutto questo però si nasconde un rischio: pensare di essere i protagonisti della storia. Pensare che tutto dipenda dal mio impegno, dalla mia volontà, dai miei desideri. In realtà se leggiamo con attenzione ci accorgiamo che noi, uomini e donne, arriviamo sempre sul gradino più basso del podio: la medaglia d’oro è del Padre. Per dirla ancora con Agostino: «tu ci hai fatti per te». O con Paolo: «sono stato conquistato», quasi fosse il suo bottino di guerra. Scriveva padre Fausti: «Tutta la nostra vita è una corsa per afferrare il Signore, ma non perché poi lo teniamo in tasca, ma perché Lui per primo ci ha afferrato e il centro del cristianesimo è essere afferrati dal Signore, il centro della fede è l’amore per il Signore Gesù». Interessante sarebbe soffermarci sulla ב BET, la seconda lettera dell’alfabeto ebraico, la lettera con cui inizia la Scrittura: ci dice, seconda una scuola rabbinica, che l’uomo è sempre il secondo e che – questa è la sua forma ב – è aperta sul davanti perché l’uomo deve camminare in avanti. Ma mi fermo qui. Concludo: conquistati da Dio, camminiamo verso Dio.

 

Don Michele Mosa