Ha sempre negato di aver conosciuto Luigi Criscuolo, 60 anni, che a Pavia tutti chiamavano “Gigi Bici” per aver gestito a lungo in città un negozio di rivendita e manutenzione di biciclette. Il cadavere dell’uomo era stato ritrovato il pomeriggio di lunedì 20 dicembre davanti al cancello di ingresso della villa della donna, alla frazione Calignano di Cura Carpignano (Pavia). Oggi, giovedì 20 gennaio, un mese dopo quel macabro ritrovamento, la proprietaria della casa è stata arrestata dalla polizia. La donna è indagata per tentata estorsione: secondo quanto emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile, e coordinate dalla Procura di Pavia, “avrebbe fornito un contributo all’occultamento della salma – si legge in una nota che porta la firma del procuratore Fabio Napoleone – ed avrebbe cercato di trarre profitto dalla custodia della stessa nei pressi della propria abitazione”.
Questa mattina la polizia si è presentata all’alba all’ingresso della villa di Calignano, con un mandato di perquisizione. Gli agenti della mobile hanno condotto i controlli in collaborazione con la scientifica e con l’ausilio dei cani molecolari; alcuni consulenti botanici hanno inoltre analizzato il terreno dove, nel pomeriggio del 20 dicembre, è stato ritrovato il corpo di “Gigi Bici”,
Mentre era in corso la perquisizione (al termine della quale la casa è stata posta sotto sequestro), la donna è stata accompagnata in Questura per essere interrogata. Nel pomeriggio poi è stata arrestata: una svolta che potrebbe essere decisiva nelle indagini sulla morte di Criscuolo, per la quale la Procura ha aperto un fascicolo con le ipotesi di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere.
“Gli accertamenti della squadra mobile della Questura di Pavia – continua la nota della Procura – sono proseguiti per ricostruire gli ultimi movimenti di Luigi Criscuolo sino a quando, a fine novembre, l’obiettivo degli investigatori si è ampliato perchè è stata recapitata una prima richiesta estorsiva ai familiari di Criscuolo, nella quale veniva richiesta la somma di 390mila euro in cambio della liberazione del proprio congiunto. La prima richiesta è stata poi seguita da altre richieste estorsive che, ad oggi, sono state tutte ricondotte all’indagata poi tratta in arresto”.
“Il procedimento penale – conclude il comunicato – proseguirà non solo al fine di individuare gli autori materiali dell’omicidio, ma altresì allo scopo di trarre definitiva conferma degli addebiti allo stato mossi nei confronti dell’indagata”.