Il registro degli arresti cardiaci della Lombardia, “Lombardia CARe”, coordinato dalla Cardiologia della Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia (nella foto l’ingresso del San Matteo, ndr), ha raggiunto il traguardo di 10.000 pazienti “arruolati”.Dal 2015 al 2018 sono stati coinvolti circa 750 pazienti l’anno dalla sola provincia di Pavia; nel 2019 si è saliti a 1.950 grazie all’estensione alle province di Lodi, Cremona e Mantova.
Nel 2020 le province coinvolte sono state, oltre a Pavia, anche Lodi, Cremona e Mantova, Varese, Como e Brescia, quintuplicando il numero di pazienti arruolati per anno: ovvero 4.250.
“Questo risultato è frutto di un costante lavoro di squadra tra il Policlinico San Matteo ed Areu, l’Azienda regionale dell’emergenza urgenza della regione Lombardia – spiega Simone Savastano, cardiologo al San Matteo e responsabile del registro -. Il registro, nato alla fine del 2014 con la sola provincia di Pavia, ora copre anche altre provincie lombarde, raggiungendo una popolazione complessiva di oltre 4 milioni di abitanti, circa metà della regione. Tale copertura territoriale permette al nostro registro, non solo di essere uno dei più importanti e rilevanti registri italiani di questo genere, ma di posizionarsi tra i primi in Europa”.
Il registro degli arresti cardiaci ha un ruolo fondamentale: permettere il monitoraggio costante sia dell’epidemiologia che degli esiti dei casi di arresto cardiaco extraospedaliero, e comprendere al meglio eventuali peculiarità relative all’incidenza dell’arresto cardiaco in aree diverse della Lombardia.
“Come raccomandato dalla ‘European Resuscitation Academy’, il primo passo per incrementare la sopravvivenza da arresto cardiaco è quello di avere un registro che misuri l’incidenza della patologia e tenga conto di tutte le variabili, legate al tipo di arresto o al soccorso prestato – sottolinea Savastano -. La raccolta sistematica dei dati sugli arresti cardiaci si è dimostrata particolarmente utile durante la pandemia in quanto ci ha permesso di documentare prontamente la stretta relazione esistente tra l’infezione da Sars-CoV-2 e l’incidenza di arresto cardiaco”.