Ha donato il fegato e i reni, poco meno di due mesi dopo aver ricevuto un cuore nuovo. Lo scorso 26 febbraio il paziente, un 50enne pavese, era stato sottoposto al San Matteo di Pavia a trapianto cardiaco. Un intervento che sembrava potergli riaprire una nuova vita, dopo che per sei anni era stato in lista di attesa. La scorsa settimana era pronto per essere dimesso e tornare a casa dalla sua famiglia, quando è stato stroncato da un’improvvisa emorragia cerebrale. I suoi familiari, pur sconvolti dal dolore, hanno ricordato che l’uomo nel maggio dello scorso anno aveva redatto un testamento biologico nel quale aveva manifestato la sua volontà di donare gli organi in caso di morte. Così Andrea Bottazzi, coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti del Policlinico di Pavia, ha avviato le procedure per la donazione di organi a cuore fermo. Dopo la conferma della negatività al Covid-19, sono stati applicati i protocolli per l’identificazione del paziente come possibile donatore attraverso le linee guida del Centro Nazionale Trapianti. Avuta l’autorizzazione del Nord Italia Transplant program (NITp), al paziente donatore, ormai a cuore fermo (classe Maastricht III) è stata attuata una perfusione normo termica regionale addominale con l’utilizzo dell’ECMO. L’équipe era composta da: Carlo Pellegrini, cardiochirurgo; Claudio Pompei e Alessio Biglia, perfusionisti; Andrea Bottazzi, Coordinatore del Centro Donazioni e Trapianti; Anna Aliberti e Luca Caneva, rianimatori; Miriam Manera e Marta Ravasi, medici in formazione; Cristina Olati, coordinatrice infermieristica del CCDT del San Matteo; Gaetano Mammana, strumentista, Alex Popovici, infermiere di sala, Daniele Franchi, OSS. Il Coordinamento Regionale Trapianti ha seguito e coadiuvato le operazioni di “allocazione degli organi”. Al 50enne pavese sono stati prelevati il fegato (trapiantato su un uomo 63enne ricoverato al Niguarda di Milano) ed entrambi i reni (trapiantati a due uomini, di 61 e 65 anni, ricoverati al San Raffaele di Milano).