Vivere: niente di più facile. Dopo lo scoglio, durissimo e traumatico, del parto, niente è più facile. Mangi bevi corri dormi ti innamori lavori … : la nostra quotidianità. (Qualcuno, forse, direbbe: banale normalità). Vivere: nulla è più difficile. Mangi bevi corri dormi ti innamori lavori … : la nostra lotta di ogni giorno. Non hai casa. Hai perso il lavoro. Sei rimasto solo. La malattia ti ha costretto in un letto. Anche questa è la nostra quotidianità. Quella che spesso, troppo spesso, non vediamo. E che oggi ci è stata sbattuta in faccia da un essere vivente che possiamo vedere solo con il microscopio elettronico: è “grande”, misura media, 100 nanometri. La vita: è prima di tutto. Soprattutto. Soltanto un dono. Non dipende da me. Non la chiedo. Posso solo accettarla. Giocarla. Donarla. Posso solo rifiutarla. Chiuderla in un cassetto. Buttarla. La vita: è Dio in me. Forza dello Spirito che mi trasforma da polvere della terra in polvere amata da Dio. E non è poesia. È – parola pesante; gesti ancora di più – cammino di conversione. Che non nasce dai nostri sforzi ascetici. O dalla nostra buona volontà. Nasce dallo Spirito Santo. Dalla nostra fede in Lui. Preghiamo tutti i giorni Maria: facciamoci insegnare da lei questa fede e questo abbandono: non è passività ma certezza che non sei solo. Non è pretesa di capire tutto, di vedere tutto: il Padre suggerisce la strada e la illumina con la luce di una candela: vedi la porta ma decidi tu se e quando aprirla. Se e quando attraversarla. Se e con chi fare quel passo. Lo Spirito ci dona ogni giorno la vita. «La vita è la più bella delle avventure ma solo l’avventuriero lo scopre». (G.K. Chesterton) E avventuriero è solo l’uomo che ha fede. Perché se fa un passo indietro, è solo per prendere la rincorsa. Spirito che doni vita, ti invoco nella fede e ti chiedo di donarmi la speranza.
Don Michele Mosa