Un detenuto del carcere di Torre del Gallo a Pavia ha incendiato la propria cella nel pomeriggio di domenica 12 gennaio nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. Durante il successivo intervento per spegnere il fuoco e riportare alla calma il detenuto, un 40enne italiano, un assistente capo della polizia penitenziaria è stato colto da malore e si è accasciato a terra, colpito da infarto cardiaco: trasportato d’urgenza all’ospedale Humanitas di Rozzano, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ed attualmente è ricoverato al reparto di terapia intensiva dell’unità coronarica. A darne notizia è stata oggi, lunedì 13 gennaio, la segreteria regionale lombarda del sindacato Osapp (l’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria). Il detenuto ha appiccato il fuoco usando lo sgabello di legno e altro materiale infiammabile. Da quanto si è appreso l’uomo, che in passato ha già manifestato difficoltà psicologiche, aveva chiesto il trasferimento in un altro reparto della casa circondariale. Un’altra squadra di agenti della polizia penitenziaria è stata impegnata per evacuare buona parte dei detenuti rinchiusi nella celle vicine a dove si è verificato l’incendio, perchè rischiavano di essere intossicati dal fumo. “Il personale della casa circondariale di Pavia – si legge nel comunicato dell’Osapp – manifesta grande sostegno e solidarietà al collega colpito da infarto e lamenta la mancanza di mirati interventi terapeutici per lo scompenso psichico di alcuni soggetti che sono già noti allo staff medico dell’Asst di Pavia che gestisce il servizio di medicina penitenziaria. Infine, ancora una volta, si pone in evidenza la difficoltà del personale di polizia penitenziaria che, impoverito delle normali risorse umane, è dovuto comunque intervenire con estrema difficoltà a causa degli inesistenti mezzi di protezione per contrastare tali fenomeni”. “La situazione delle aggressioni al personale di polizia, delle rivolte e delle devastazioni, che come sindacato stiamo denunciando – sottolinea Salvatore Giaconia, segretario regionale lombardo dell’Osapp -, dimostra il fallimento del buonismo nella gestione dei penitenziari italiani. Le regole necessarie al mantenimento dell’ordine e della sicurezza nelle carceri sono state progressivamente relegate a lettera morta, nonostante siano ben chiare nell’ordinamento penitenziario. Il carcere di Pavia è già al collasso per il crescente affollamento di detenuti, non ci sono le coerenti condizioni di sicurezza dirette a garantire un regime di sicurezza, ormai si assiste impotenti all’introduzione di sostanze stupefacenti, al ritrovamento di telefoni cellulari, agli atteggiamenti di prepotenza e violenza dei detenuti e tutto ciò ricade sulla negativa percezione della sicurezza e della fiducia che i cittadini hanno verso le istituzioni, ormai ai minimi termini”.