“Technè ad libitum si”? Oppure “Technè ad libitum no”? La risposta è certo affermativa, ma non libera da plurimi problemi di vario genere. Anzitutto la tecnologia può essere usata a totale beneficio dell’uomo, ma anche in “malam partem”. È nondimeno innegabile che tutta la storia dell’umanità sia stata scandita dal progresso della tecnologia che ha fornito una complementarità straordinaria all’uomo per la sua crescita di civiltà. È fin troppo agevole richiamare dai remoti confini del tempo l’avvento dell’aratro, della ruota e così via fino ai tempi nostri. E tuttavia, in special modo nei tempi a noi più vicini, si assiste ad un fenomeno che dovrebbe far riflettere: l’utilizzo delle macchine e di tutto ciò che è tecnologia rischia di prendere il sopravvento nell’economia delle attività umane. Nessuno ardirebbe negare che tutto l’apporto che ci viene dalla tecnica sia fondamentale per lo sviluppo delle attività umane. E di secolo in secolo, fino al nostro, si potrebbe definire stupefacente quello che le scoperte scientifiche e tecniche hanno arrecato alla storia dell’umanità.
La questione che si intende portare all’attenzione e che dovrebbe essere oggetto di riflessione consiste nel fatto che, con una velocità impressionante e con ingenti risultati in tutti i settori, la tecnologia si sta approssimando al lavoro degli uomini in guisa tale da far pensare a non pochi che giungerà il momento in cui essa potrà quasi totalmente sostituire l’uomo. Orbene è pensabile razionalmente una cosa simile? Si può davvero arrivare ad un mondo in cui l’uomo sia complementare rispetto alla macchina?
Ben si intende che sarebbe una rivoluzione ben più che copernicana, sarebbe uno capovolgimento rispetto al quale l’esistenza ed il mondo subirebbero un micidiale stravolgimento.
Varrà la pena, per una ricognizione pur breve dell’argomento, pensare, a mo’ d’esempio, alla vita attuale caratterizzata dall’uso sistematico di automobili sempre più sofisticate, delle macchine che caratterizzano la domotica familiare e le apparecchiature biomediche (specie quelle salva-vita), per rendersi conto che una mancanza di tali strumenti proietterebbe l’umanità indietro di diversi secoli Si deve, dunque, concludere che il progresso ha potuto supportarci in maniera formidabile in tutte le nostre attività; ne consegue che una visione, anche soltanto parziale, negativa sarebbe fuori luogo ed insostenibile.
Bisogna prendere atto che la volontà di migliorarsi e progredire è connaturata all’uomo, che proverà sempre ad evolversi anche sulla strada della creazione di apparati tecnici sempre più funzionali. E allora quale è il problema di fondo che si pone? Il governo del progresso in capo all’uomo.
Va ribadito che l’intelligenza artificiale ha rappresentato una delle maggiori conquiste degli ultimi tempi: una tecnologia con caratteristiche peculiari fra cui la possibilità di individuare alcune scelte. La tecnologia – ovvero il robot più raffinato – può arrivare a sostituire l’uomo? È difficile ipotizzare che i settori fondamentali dell’esistenza umana non possano non rimanere nel suo esclusivo potere decisionale. Un esempio, già accennato, è il settore sanitario in cui il pur straordinario supporto delle macchine non può alfine sostituire il giudizio dell’uomo, anche, per così dire, sotto il profilo etico, che è una caratteristica peculiare dell’essere umano, con una infinità di variabili e di soluzioni.
Ad esempio, con riguardo all’esperienza lavorativa dello scrivente, capita spesso di riflettere sulla possibilità di sostituire la figura del giudice con un programma capace di dirimere le controversie. E questo non è in alcun modo possibile, perché l’uomo ha una capacità di giudizio unica ed insostituibile. In altri termini è lo spirito umano che non può essere, tout court, sostituito dalla tecnologia, costituendo un ‘quid’ non replicabile.
In definitiva il progresso – fenomeno insito all’evoluzione umana – non può essere arrestato poiché, come ci insegna la storia del movimento luddista in Inghilterra, la macchina non deve essere considerata uno strumento da distruggere; il progresso, al contrario, dovrebbe essere il mezzo per consentire a tutti di vivere in modo dignitoso. Siffatta prospettiva ha come diretto corrispettivo la condanna di qualsiasi idea che si basi sulla sostituibilità dell’uomo. Quello che ci serve è una tecnologia che supporti e migliori la nostra capacità di prendere decisioni, senza mai che la macchina decida al posto nostro.
I robot dotati di intelligenza artificiale non potranno mai avere il requisito tipico dell’essere umano: i sentimenti. In conclusione nel futuro si potranno creare macchine perfette dal punto di visto tecnologico, mai si potrà donare loro un’anima, una spiritualità che resterà peculiare ed esclusiva caratteristica dell’agire umano. Riallacciandosi all’incipit di questa serie di riflessioni si può concludere con la nota metafora manzoniana “Adelante, Pedro, si puedes”.
Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia